Le passioni sono il motore delle azioni

Improvvisazione teatrale, Teatro

Le relazioni e la prospettiva dei personaggi

Cosa fa diventare una scenetta una scena?

Sono tante le cose che fanno diventare un’improvvisazione qualcosa di ben fatto, che fa dire al pubblico : “ma davvero è tutto improvvisato?”

Sicuramente una delle cose fondamentali sono i personaggi che portiamo in scena.

Per essere credibili e per fare in modo che ci sia un motore narrativo, grazie al quale la storia vada avanti quasi da sola è necessario che fin dalla prima scena e dalla prima entrata di ogni personaggio, sia chiara la relazione che il personaggio ha con uno o più personaggi presenti in scena fino a quel momento e che abbia chiara dentro di sè la sua prospettiva verso il mondo.

La prospettiva è ciò che muove le azioni del personaggio. All’interno della sua prospettiva ci sono i micro obiettivi che servono per costruire la storia che a sua volta si muove verso il macro obiettivo (che lo si raggiunga o meno non importa)

Un esempio pratico:

Un ragazzo figlio di avvocati, viene mandato a Bologna a studiare giurisprudenza, il disegno della sua famiglia è quello che in futuro andrà a lavorare con il padre ed erediterà lo studio.

Vedremo la relazione con il padre, rigido ed intransigente e con la madre, più dolce ed attenta ai bisogni del figlio, ma che comunque subisce la personalità del marito.

La storia del ragazzo che si laurea e finisce nello studio del padre non interessa a nessuno.

Deve succedere qualcosa che cambia il viaggio del nostro eroe

Arrivato a bologna conosce una ragazza, lei fa il dams, è un’artista. Lui si innamora di lei, nel mentre scopre che il suo vero sogno è la recitazione.

Vedremo lo scontro in famiglia, con il padre, i genitori che vanno a Bologna per riportarlo sulla retta via, ma c’è l’incontro con la ragazza.

La madre capisce il desiderio del figlio ed impara a conoscere ed apprezzare la ragazza. Possiamo vedere i personaggi incontrarsi tutti insieme o due alla volta: madre-ragazza, madre-ragazzo,ragazzo-padre, ragazzo-ragazza

Quante relazioni possiamo vedere in scena!!!!!

Come finirà la storia? Il viaggio dell’eroe come finirà? ci sarà lo scontro con il padre? come andrà a finire? riuscirà a seguire i suoi sogni oppure si adeguerà al destino già scritto dalla sua famiglia?

Non tutte le storie d’amore finiscono bene, prendiamo La la land, il finale che non ti aspetti (attenzione spoiler), una storia romantica che non si concretizza, ma viene fatto vedere un futuro alternativo, uno sliding door di quello che sarebbe potuto/dovuto essere e non è stato.

Quanto è più interessante questo rispetto ad un finale banale? Il pubblico rimane spiazzato, nello sguardo fra i due protagonisti, c’è lo sguardo dello spettatore che avrebbe voluto vedere l’happy ending al quale viene lasciata però la speranza e la malinconia del vero amore che comunque è ancora li.

Questa disamina dimostra che quando le relazioni sono forti, l’installazione e la premessa sono chiari, è facile andare avanti. Se invece i personaggi sono vaghi e non c’è un chiaro obiettivo, non si sa dove andare. Possono verificarsi incongruenze ed assurdità e vedremo gli attori impegnarsi a giustificarle, frustrati dalla sensazione del “adesso cosa facciamo?” nella speranza che qualcuno da fuori intervenga ad aiutare o con un taglio.

I personaggi più interessanti poi non sono mai lineari, c’è sempre un’anomalia. Un cattivo ha un punto debole. Nella storia di prima, il padre ama la moglie e solo per lei cambia, magari si scopre che anche lui da ragazzo ha avuto un sogno che non è stato in grado di inseguire.

Un supereroe invincibile non da spazio alle sorprese, Superman ha la kriptonite.

L’uomo ragno alias Peter Parker è un personaggio sicuro di se con il costume ed insicuro nella vita di tutti i giorni.

Dylan dog è un personaggio complessissimo, è un eroe che piange!! Sfida il paranormale anche se non ci crede del tutto, si innamora sempre ma non riesce a trovare la donna della sua vita, ha bisogno di un compagno di avventure surreale, che fa battute di continuo perché altrimenti la realtà non sarebbe accettabile. Quanta complessità!!!

Si riesce ad improvvisare tutto questo? Beh se costruiamo un centimetro alla volta ed ascoltiamo tanto, soprattutto nelle prime scene, se il gruppo lavora tutto con questa modalità è possibile.

Ovviamente parliamo di improvvisatori non alle prime armi, dobbiamo dare come prerequisiti tutte le conoscenze di base, compreso l’aderenza all’ambiente e al genere, non avendo paura anche di ricorrere agli stereotipi nei quali il pubblico si possa riconoscere da subito (pensate al genere western o al fantasy). Una volta che si sarà affezionato ai nostri personaggi possiamo portarli verso storie e risoluzioni che invece sono in grado di sorprendere.

Dopo aver definito le relazioni e le prospettive dei personaggi un po’ alla volta si capiranno obiettivi e verranno inserite le urgenze che danno dinamicità ed interesse alla storia.

Le storie che appassionano si muovono in orizzontale (la storia che avanza) ma anche in verticale (scavano nella personalità del personaggio attraverso le sue relazioni). Nel viaggio dell’eroe della storia usata come esempio ci sono tanti altri personaggi che si possono inserire: l’amico che invita il ragazzo alla festa o allo spettatolo dove incontrerà lei (è il messaggero che introduce l’eroe nel mondo fantastico), il maestro di teatro (il mentore), il primo esame di giurisprudenza e quello per entrare in accademia (le micro sfide prima dello scontro finale con il padre), l’amico traditore che dice alla famiglia cosa sta facendo il ragazzo a Bologna etc. etc.

Scritto così sembra tutto molto semplice, farlo praticamente è un’altra storia, bisogna studiare provare e riprovare ma se si entra in scena avendo chiaro tutto questo, come si dice… chi ben comincia è a metà dell’opera