Le passioni sono il motore delle azioni

Teatro

“Il muro” di Marco Cortesi e Mara Moschini

Un trattino, una bicicletta, un vecchio autobus, mi rimangono queste immagini nella mente dopo aver visto “il muro” di Marco Cortesi e Mara Moschini, ma soprattutto mi rimangono storie di ingiustizia, di coraggio, di amore.

Provo ammirazione infinita per Marco e Mara, così bravi e così capaci di portarti in un’altra dimensione. Uno spettacolo che non ha bisogno di scenografie complicate, ma che usa la parola ed il racconto per catapultarti dentro le storie.

“Sono le storie che fanno la storia”.

A scuola impariamo un sacco di date che presto scordiamo, sembra che la storia debba essere raccontata attraverso il susseguirsi di guerre. Le storie invece ci raccontano di quello che fanno gli uomini, di cosa l’essere umano possa essere in grado di fare per coraggio e per amore. Di come ciascuno di noi possa decidere di affrontare la propria vita.

Non decidiamo noi la nostra data di nascita e non decidiamo noi quella di morte, a separarle c’è un trattino, siamo noi quel trattino e sta a noi decidere come viverlo.

Facevo la terza media quando il muro di Berlino è crollato, ricordo benissimo quel momento anche se non ero poi così grande. A scuola seguivamo tutti gli eventi che stavano portando alla fine della guerra fredda, ricordo benissimo l’incontro fra Reagan e Gorbaciov a Reykjavik in Islanda, il mondo era pieno di speranze.

Quando il muro è crollato sembrava che fosse iniziata un’era nuova, di pace totale.
Mai più muri! All’epoca erano 7 i più famosi muri nel mondo, oggi sono 7000.
Il muro di Berlino era lungo 150km, una infinità. Trump ne vuole costruire uno da 8000km.
Non dovevano esserci più guerre, si pensava. 3 anni dopo iniziava la guerra dei Balcani con orrori infiniti, come se la seconda guerra mondiale ed il nazismo non avessero insegnato nulla.

A Srebrenica, Zoran mi disse: “ogni anno nel mondo ci devono essere almeno 40 guerre”, oggi posso dire che quel numero è fin troppo basso.

Fenomeni migratori e sfruttamento sono ormai la stessa parola, razzismo imperante e sdoganato, non abbiamo imparato niente?

Qualcuno dice che la storia non insegna, anzi si ripete sempre.
Io credo che l’unica cosa che possiamo fare, è raccontare. Cercare di ascoltare, capire, aprire le nostre menti ed i nostri cuori. Dobbiamo ancora credere che le ingiustizie vanno combattute che non possiamo smettere di crederci.

Il teatro civile è capace di fare tutto questo. Marco e Mara sono degli esempi, hanno trasformato la loro passione e la lo loro bravura in una missione.
Sono sempre in giro, nei teatri , nelle scuole, perfino nelle carceri. Ovunque è possibile raccontano le loro storie e la gente che ascolta esce cambiata, io mi sento cambiato.

Da quando li ho incontrati nel mio cammino ho rafforzato l’idea che la storia va conosciuta con i propri occhi, ascoltare le storie è la chiave. Non possiamo rimanere insensibili se ascoltiamo le storie delle persone, i numeri diventano volti, facciamo i conti con la domanda: “E io cosa avrei fatto al loro posto”?
Non possiamo non provare empatia per chi ha vissuto esperienze tragiche ed è stato capace di affrontarle con coraggio.

“Il muro” (come “La scelta” e “Rwanda”) mi ricorda che sono stato fortunato ad essere nato in un paese che, nonostante tutti i suoi difetti, non mi ha mai negato le libertà. Che sono vissuto in un periodo storico senza guerre, almeno non nel mio paese.
Questa fortuna ci obbliga ad avere un atteggiamento diverso nei confronti di chi questa fortuna non l’ha avuta.

Grazie Marco e Mara perché continuate a ricordarcelo e perché ci spronate ad essere persone migliori.

I primi 90 secondi

Marco e Mara parlano de “Il muro”

Sito ufficiale: http://www.marco-cortesi.com/